mercoledì 23 dicembre 2009

Buon Natale e Buon Anno!


Domani è la vigilia di Natale e vogliamo festeggiarlo con alcuni video. Il primo è questo dell’albero di Natale di Copenhagen, acceso pedalando in occasione del vertice sul riscaldamento globale.
Un’idea simpatica, ecologista e innovativa.
Ecco il video


Poi un altro video sull’accensione dell’albero da parte di Barack Obama alla White House. Per chi mastica l’inglese trovate il video a questo link


E infine un omaggio musicale per tutti noi, per questo gruppo, ai vecchi amici come dice la canzone, quelli di facebook , quelli conosciuti durante i congressi e stando da questa parte, e ai vecchi tempi, brindando con una coppa di gentilezza!


Buon Natale e Buon Anno a tutti! Di cuore!
Il gruppo di Rivista Democratica

martedì 22 dicembre 2009

Obama, il Cop15 e Hopenhagen


Si è conclusa pochi giorni fa, il 18 dicembre 2009, la conferenza di Copenhagen sul cambiamento climatico.
Per via dei deboli impegni assunti nella conferenza si è parlato di fallimento e di occasione mancata.
I meno pessimisti sostengono che si può ancora sperare che impegni più stringenti siano presi ai prossimi vertici e che comunque la conferenza ha visto i Paesi, che sono i maggiori responsabili del riscaldamento globale, raggiungere un accordo minimo, largamente insoddisfacente, ma comunque un accordo che può anche essere visto come un timido passo avanti e un precedente che potrà forse rivelarsi importante in futuro.
A noi che abbiamo seguito il vertice sui media tradizionali e su internet resta lo splendido appello di Barack Obama il penultimo giorno del vertice che testimonia una volta di più lo scarto negli ideali e nella visione del ruolo degli Stati Uniti nel mondo tra Obama e Bush.
Ecco il video sottotitolato.

Barack Obama ha investito pesantemente la sua credibilità nel veritice di Copenhagen nella speranza di convincere anche Cina e India a sottoscrivere l’accordo.
Il fatto, che l’accordo raggiunto sia modesto, molto inadeguato e troppo poco vincolante, di certo incide negativamente sulla credibilità ed il prestigio politico di Obama che però a noi continua a piacere moltissimo per la tenacia nell’affrontare i problemi di oggi e nel sostenere anche battaglie difficili e in salita che non portano facile consenso ma in linea con la visione e le idee dell’amministrazione Obama.
Segnaliamo anche la magnifica campagna sociale Hopenhagen che gioca con il nome della città, campagna costruita con le più moderne tecniche di partecipazione e mobilitazione sul web, che anche se non è stata coronata da un grande successo politico ci insegna molte cose su come portare avanti cause e mobilitazioni nella rete.
Per finire ecco un po’ di rassegna stampa: la Repubblica, il Corriere, la Stampa. l'Unità

domenica 13 dicembre 2009

Il confronto Caffarra-Errani e l’art.42 sugli eguali diritti di accesso ai servizi per tutti i cittadini



È della scorsa settimana l’intervento del cardinal Caffarra, arcivescovo di Bologna, sull’articolo 42 della legge finanziaria della regione Emilia Romagna, ancora in discussione, che equipara la famiglia, alle coppie di fatto e ai single per quel che riguarda i diritti di accesso ai servizi regionali.
“L’insoddisfazione della Chiesa bolognese si era sollevata nel momento in cui facendo riferimento al registro anagrafico, la regione stabiliva parità di diritti nell’accesso ai servizi alle famiglie sposate e costituzionalmente definite e a quelle che invece sono delle semplici convivenze, che quindi includono ogni unione di fatto, ogni coabitazione. “norme ingiuste che non meritano di essere rispettate” aveva tuonata Caffarra.” Qui l'articolo completo.
Ricordiamo che l’Emilia Romagna, recita l’art. 42, “riconosce a tutti i cittadini di Stati appartenenti all’Unione europea il diritto ad accedere ai servizi pubblici e privati in condizioni di parità di trattamento e senza discriminazione, diretta o indiretta, di razza sesso, orientamento sessuale, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”.
È quindi un’importante norma antidiscriminatoria e testimonia una volta di più che l’Emilia Romagna è una regione guida in Italia nell’impegno per la parità dei diritti.
C'è stato un incontro per chiarirsi tra il cardinal Caffarra ed il presidente Errani, trovate l'articolo qui.
A noi pare sbagliato l’approccio del cardinal Caffarra che vuole proteggere la famiglia, limitando i diritti d’accesso ai servizi ai cittadini single e conviventi. Non crediamo che la crisi della famiglia tradizionale sia aggravata da un provvedimento che amplia i diritti delle persone, includendole ancor di più nel patto sociale. A questo proposito ha ragione Bonaccini quando dice che estendere i diritti rende la comunità più forte. Posizione condivisa da molti nel Pd E vorremmo aggiungere che a nostro avviso in politica quando si finge di non vedere un problema lo si nega.
Ci sono nuove articolazioni del vivere insieme che assomigliano molto alla famiglia tradizionale e che meritano un riconoscimento e una tutela giuridica all’insegna della civiltà. Questa a nostro avviso è la battaglia di cui deve farsi carico il PD, per la parità di diritti e l’eguaglianza.
Se vi va di discuterne, ci piacerebbe conoscere la vostra opinione o idea in merito.
In proposito vi segnaliamo un po’ di articoli sul confronto Caffarra-Errani: la Repubblica, il Corriere, il Foglio, il Resto del Carlino, Romagna oggi

sabato 12 dicembre 2009

Nostalgia del futuro

di Giuseppe Varini

Giuseppe Civati
Nostalgia del futuro
Marsilio



“Uno dei temi inediti alla politica italiana è quello dell’estensione dei diritti civili. Le differenze e le diversità non hanno copertura politica e legislativa, così come la famiglia che cambia, le sue profonde trasformazioni, un modello tradizionale che si articola in modo radicalmente nuovo. Anche in questo caso, la visione conta: laico vuol dire innanzitutto vedere le cose per quello che sono, non raccontarci favole, non cercare di far aderire quello che osserviamo alle nostre convinzioni. Bene, come sono le famiglie italiane? Come valutare il fenomeno dei single, delle coppie ricostituite, delle coppie di fatto? Non ha alcun valore ideologico opporsi alle cose che succedono, in questo campo. Perché succedono anche se la politica si augura il contrario, perché non possono essere definite giuste o sbagliate. Perché gli stili di vita sono liberi nell’accezione più propria del termine. In politica non vedere significa negare. E noi stiamo negando queste articolazioni della società.
Tanti dei nostri problemi dipendono dalla modalità da scontro di potere con le quali ci si confronta su questi temi, che un grande partito dovrebbe rifiutare (e chi così le interpreta, lo dico sommessamente, forse ha sbagliato partito). Perché un partito laico e rispettoso di tutti ha più a cuore i diritti delle persone, la libertà delle loro relazioni e il sostegno da dedicare ad esse rispetto alle proprie convinzioni di parte. Dobbiamo riconoscere il ruolo della religione, prenderlo sul serio, proprio nel momento in cui, però, sappiamo tutelare anche la sensibilità di ciascuno, il diritto a vivere la propria vita, senza condizionamenti di sorta. Soprattutto in una società che si è così trasformata e che si è nuovamente articolata. Questi ultimi due punti, la diversità e il rapporto con la religione, sono i temi del nostro tempo, dal punto di vista culturale. Sono la posta che c’è in palio, per tante persone, per tante coscienze. Che va diversamente interpretata. Obama, che è religioso, ci riesce. Perché tiene insieme il ruolo influente della religione – un fatto, lo dice il nome stesso, immediatamente sociale – con un forte richiamo ai principi costituzionali e all’esaltazione delle differenze. E alla loro tutela. Questo è il punto a cui dobbiamo guardare. Questa è la sfida che dobbiamo saper raccogliere. […].”
Giuseppe Civati

Giuseppe Civati è politico e studioso. E’ laureato in Filosofia e ha conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia presso l’Università Statale di Milano. È stato segretario dei DS a Monza e consigliere comunale per due legislature, nel 2005 è stato eletto al Consiglio regionale della Lombardia.

Questo passo è tratto dal suo libro Nostalgia del futuro che è venuto a presentare anche a Modena e che ha per sottotitolo La sinistra e il Pd da oggi in poi. Un libro che ripercorre i primi due anni del Pd, raccontando gli accadimenti, gli errori e le occasioni mancate con humor, leggerezza e freschezza. Ma non solo, in 119 pagine Giuseppe Civati fornisce molti spunti su cose che possiamo e dobbiamo fare per dare finalmente un profilo chiaro, credibile e riconoscibile al Pd e sviluppa proposte sui temi di oggi: il lavoro, l’ambiente, la sicurezza, l’integrazione, la laicità. Tra l’altro con un’ottima scrittura. Un libro che si legge d’un fiato. Qui riportiamo un pezzo su famiglia e laicità. Tema molto attuale in Emilia Romagna dopo il confronto a distanza tra il cardinal Caffarra e il presidente Errani proprio su famiglia, convivenze e diritti.

Se poi qualcuno fosse interessato qui sotto riportiamo il video della presentazione della Nostalgia del Futuro in Feltrinelli a Modena il 30 settembre scorso.

domenica 6 dicembre 2009

Alcuni spunti sul No B.Day raccolti in rete



A proposito del No Berlusconi Day a cui abbiamo avuto il piacere di partecipare, segnaliamo queste parole di Vittorio Zambardino, giornalista di Repubblica ed esperto di comunicazione politica on line. Sono tratte dal suo articolo che trovate qui in versione integrale, nel quale analizza le modalità innovative e non che hanno reso possibile l’organizzazione e il successo del No B-Day. Analisi che condividiamo e da cui riteniamo ci sia molto da imparare per chiunque vuol provare a fare politica nell’era di facebook e i social network.

“Tutto comincia su Facebook, dove altro? C'era una volta - c'è ancora per la verità - la macchina della Cgil. Poi, in altre zone politiche, quelle che hanno organizzato il Family Day, le masse della presenza cattolica. E anche il Cavaliere, quando ha voluto, ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone, poi diventate milioni nelle dichiarazione del dopo (avvertenza a tutti i naviganti di ogni colore: sono ormai in uso le tecnologie di calcolo delle folle sulla base di analisi computerizzate di immagini prese dall'alto: occhio alle polemiche sui numeri in piazza basate sulla "spannometria"). E insomma c'erano una volta le macchina "fisiche", "materiali" che portavano in piazza le grandi masse. Macchine verticali, dirette dall'alto. Roba ancora viva, ma superata. Signori, ecco a voi, la macchina orizzontale. Non virtuale, reale, vera, col cuore che pulsa nel social network. Perché l'onda della manifestazione del 5 dicembre comincia il 9 ottobre, su una pagina Facebook promossa da cinque persone. […].
A guardare tutto questo come da un elicottero, quello che colpisce, è proprio l'aspetto di estensione intenzionata politicamente ma non eterodiretta, in altri tempi si sarebbe detto "spontanea", se non fosse un aggettivo ingenuo. […].
Perché è chiaro che qui di spontaneo c'è il carattere tecnico dell'iniziativa, ma poi dentro le tecniche del web ci sono espressioni politiche. […].
In ogni caso è questo il vento della rete, che ha molto contribuito a portare Obama dove sta adesso, e che ha messo le ali alla gente del 5 dicembre. Certo non è tecnologia al potere. Le idee sono sempre quelle degli umani. La tecnologia è piattaforma abilitante. La politica fa il resto.”
Vittorio Zambardino su Repubblica

Poi ecco due filmati da youtube che testimoniano la creatività dal basso di chi ha partecipato e organizzato la manifestazione:

Un bello spot, semplice e con un’ottima colonna sonora


E un filmato della manifestazione ben girato che testimonia il clima di festa e di protesta civile e ironica


E vogliamo concludere con le considerazioni di Federico Mello sul blog del Fatto. Trovate l’articolo completo qui.
“[…] A casa, chi era in piazza, chi si farà raccontare il No Berlusconi Day da amici e conoscenti, si porterà una convinzione. Che si può fare. Senza troppe fanfare, e senza divismi, in questo paese, può ancora accadere che la società civile si organizzi da sola, pacificamente, riesca a reinventare la politica dal basso coinvolgendo i cittadini per ribadire l'importanza di concetti come moralità e onestà. Il tutto partendo da Internet, da Facebook. Uno strumento, solo uno strumento, che diventa formidabile nelle mani di chi vuole spendersi per cambiare le cose. Perchè l'ultima cosa da mettere nella cassetta degli attrezzi è questa: ieri abbiamo capito tutti che Silvio è rimasto all'età catodica.”
Federico Mello sul Fatto

Da entrambe le analisi emerge potentemente il ruolo di internet e i social network come spazi di organizzazione di iniziative e manifestazioni politiche che è possibile tradurre in iniziative concrete e reali, di uomini e donne in carne ed ossa. Spazi, quelli di internet e dei social network, che sono importanti per la democrazia, tanto più in Italia dove i media tradizionali sono troppo concentrati nelle mani di Berlusconi, appunto, con grave pregiudizio della libertà di stampa e informazione che sono elementi essenziali delle democrazie ben funzionanti.

Il No B-Day ci ha dato, meglio e una volta di più, la consapevolezza che organizzarsi è possibile, anche da noi, anche in Italia, dove internet non ha la diffusione che meriterebbe un paese avanzato.

Se come diceva Guy Debord dallo spettacolo non si esce, allora forse possiamo offrire uno spettacolo differente, uno spettacolo democratico, dal basso e più simile al No B-Day.

Si dice: impara l’arte e mettila da parte. Di questa esperienza speriamo di poter fare tesoro per il futuro e siamo ben contenti di aver potuto dare una mano e aver partecipato a un simile evento politico.

Ecco in ultimo un altro po’ di rassegna stampa: la Repubblica, il Corriere, l’Unità

Disobbedienza e democrazia

di Giuseppe Varini

Howard Zinn
Disobbedienza e democrazia
Il Saggiatore



“[…]. Il politico prova fastidio e irritazione di fronte all’incalzare del riformatore radicale e l’osservatore moderato ritiene che sia sbagliato e poco saggio avanzare al potere richieste estreme, ma entrambe le critiche non riescono a operare una distinzione tra il ruolo sociale del politico e quello dell’agitatore. In generale, questa distinzione viene percepita più chiaramente dai riformatori che non dai detentori del potere. Wendell Phillips lo dice con chiarezza:

Il riformatore non è interessato ai numeri, disprezza la notorietà e si concentra soltanto sulle idee, sulla coscienza sul buon senso. […]. Non si aspetta né ricerca ansiosamente il successo immediato. Il politico vive invece in un eterno presente. […]. Il suo compito non è educare l’opinione pubblica ma rappresentarla.

James Russel Lowell espresse lo stesso concetto in un altro modo:

Il riformatore deve aspettarsi un relativo isolamento e deve essere forte a sufficienza da sopportarlo. Non può cercare la simpatia e la cooperazione delle maggioranze popolari. Questi sono gli strumenti del politico. […]. Tutti i veri riformatori sono invece incendiari. Ma infiammano il cuore, l’intelletto e lo spirito dei loro simili assolvendo così alla funzione loro assegnata nel saggio ordinamento voluto dalla Provvidenza.

L’osservatore che guarda il radicale con occhio critico potrebbe inconsciamente evocare l’immagine di un mondo popolato esclusivamente da gente che la pensa in un solo modo, un mondo dove non si fa che sbraitare, lamentarsi e denunciare. Ma sarebbe bene che provasse anche a immaginare un mondo privo di radicali , un mondo placido, statico e pieno di malvagità, in cui le vittime delle ingiustizie vengono lasciate a se stesse, dove chi è solo al mondo viene calpestato. Da sempre, è il radicale per primo a tendere la mano a chi è stato scaraventato al tappeto dall’ordine sociale, seguito soltanto dopo dal moderato. […].
Lincoln è il prototipo del politico al potere le cui opinioni sono talmente moderate da richiedere la pressione dei radicali come stimolo all’azione. La stessa natura del processo elettorale vuole che il politico sia una persona portata al compromesso e all’opportunismo: orienta la vela a seconda del vento più favorevole, e senza il soffio impetuoso del riformatore radicale si lascerebbe andare all’immobilismo o seguirebbe il flusso dell’ingiustizia esistente. […].”

Howard Zinn

Howard Zinn è professore emerito di Scienza politica alla Boston University. È considerato il più importante storico radicale statunitense per i suoi studi autorevoli ed originali.

Il professor Zinn con un’ottima scrittura, che rende il libro di facile lettura anche ai non addetti ai lavori, racconta molti episodi cruciali della storia americana alla luce di questioni fondamentali come le divisioni razziali e sociali, il rapporto tra legge e giustizia, le forme di lotta non violenta al potere costituito. Zinn racconta episodi concreti: la repressione dei moti operai, le manifestazioni dei neri contro la segregazione, i processi ai militanti contro la guerra del Vietnam.
Howard Zinn è uno storico militante che non ha mai fatto mistero di come la pensasse e di come, a suo avviso, la storia debba servire a fare luce e chiarire le radici dei conflitti del presente.
Tra l’altro è stato strenuo oppositore delle guerre americane nell’Afghanistan e in Iraq.
Di Howard Zinn segnaliamo anche la Storia del popolo americano, una storia degli Stati Uniti dal basso, come è stata vissuta, sulla base dei documenti, da coloro che hanno contribuito ad edificare la nazione dalla posizioni più umili (gli indiani d’America, i neri, gli immigrati europei, ecc.) raccontando le loro lotte e difficoltà e le ingiustizie subite di cui la storia degli Stati Uniti è lastricata.
E You can’t be neutral on a moving train che ha un titolo che è tutto un programma ed è un libro di memorie molto autobiografico che spiega ancora meglio la tempra e il carattere di questo grande studioso.

La riflessione sul ruolo differente tra riformatore radicale e politico mi aveva colpito e trovo che abbia qualche assonanza con il No B-Day riguardo a come è nato e cresciuto il movimento e il suo rapporto col PD e con Bersani, a cui tocca l’onere della sintesi politica per non disperdere le energie mobilitate.