domenica 1 novembre 2009

La coscienza di un liberal

di Giuseppe Varini

Paul Krugman
La coscienza di un liberal
Editori Laterza 2008



“[…]. E queste battaglie avevano come posta in palio non solo la difesa del nostro tessuto sociale, ma anche la difesa della nostra democrazia. Il New Deal ha fatto più che creare una middle-class, ha anche portato l’America più vicina ai suoi ideali democratici, dando ai lavoratori un potere politico e mettendo fine al predominio dell’élite dei ricchi. […]. La legge sulla previdenza sociale del 1935 ha condotto, per progressione naturale, alla legge sul diritto di voto promulgata trent’anni dopo. Il pensiero liberal, in altre parole, non riguarda solo lo Stato sociale, ma anche la democrazia e la legalità. E quelli che si autodefiniscono conservatori stanno sul fronte opposto, con una strategia politica fondata, in sostanza, sulla strumentalizzazione dell’indisponibilità da parte di alcuni americani a garantire uguaglianza di diritti ai loro concittadini, a quelli che non hanno il loro stesso colore della pelle, a quelli che non hanno la loro stessa fede, a quelli che non hanno le loro stesse preferenze sessuali.
[…]. Quando liberal e conservatori si scontrano sul diritto di voto nell’America dei giorni nostri, i liberal sono sempre quelli che cercano di garantire questo diritto ai cittadini, mentre i conservatori sono sempre quelli che cercano di impedire ad alcuni cittadini di votare. Quando si scontrano sulle prerogative del governo, i liberal sono sempre quelli che difendono il rispetto delle procedure, mentre i conservatori sono sempre quelli che sostengono che chi ha il potere ha il diritto di fare come meglio crede. Dopo l’11 settembre l’amministrazione Bush ha cercato di incoraggiare un clima politico profondamente estraneo alla tradizione americana, in cui qualsiasi critica nei confronti del presidente era considerata non patriottica, e i conservatori americani, con poche eccezioni, hanno approvato con entusiasmo.
Credo in una società relativamente egualitaria, supportata da istituzioni che limitino gli eccessi di ricchezza e povertà. Credo nella democrazia, nelle libertà civili e nello Stato di diritto. Tutto questo fa di me un liberal, e ne vado orgoglioso.”

Paul Krugman


Paul Krugman è stato premio Nobel per l’economia 2008, insegna all’Università di Princeton ed è anche editorialista del New York Times.

Questo libro, scritto prima della vittoria di Barack Obama nelle elezioni presidenziali delle scorso anno e prima della grave crisi economica, ripercorre trent’anni e più di politica americana, sottolineando le scelte di politica economica che hanno avuto ricadute progressiste in termini di estensione dei diritti civili e crescita di una società middle-class, figlia del New Deal, e analizza l’involuzione conservatrice della società americana, iniziata proprio circa trent’anni fa all’epoca di Nixon e Reagan, che ha portato al regresso e alla messa in discussione di tali conquiste sociali e civili.
Un’analisi serrata di ciò che è andato storto, condotta con il rigore e l’acume scientifico di un grande studioso che ripercorre passo passo le scelte politiche e le ricadute in termini di politiche economiche e sociali di tali scelte.
Non è il classico manuale accademico ma un libro ben scritto, chiaro e di agevole lettura anche per i non addetti ai lavori.
Il professor Krugman, che è sempre stato un critico severo delle scelte compiute dall’amministrazione Bush, non si limita a sottolineare ciò che è andato storto ma propone anche alcune ipotesi di riforma che i democratici devono riprendere e riproporre, tornando al governo degli Stati Uniti.
Una proposta su tutte la proposta di riforma sanitaria, già fallita durante l’amministrazione Clinton.
E non è un caso che Barack Obama abbia proprio deciso di prendere il toro per le corna, iniziando il percorso legislativo che dovrebbe portare ad un’epocale legge di riforma sanitaria con l’estensione della copertura anche a molti che oggi ne sono esclusi.





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