di Giuseppe Varini
Federico Rampini
Il secolo cinese
Mondadori
“[…]. La Cina suscita anche diverse paure. La più immediata, quella che riempie le prime pagine dei nostri giornali, è la paura economica. Ed è anche la meno giustificata. Se in Cina i tessuti filati costano un decimo di quello che costano da noi, anche in Italia c’è chi riesce a guadagnare disegnando vestiti che si possono produrre a buon mercato. Se i computer “made in China” costano un terzo, ogni agenzia turistica italiana risparmia su un apparecchio indispensabile per offrire i propri servizi ai clienti del mondo intero. I benefici della produttività cinese circolano invisibili in mezzo a noi , nelle nostre case e nei nostri uffici. Il “prezzo cinese” - cioè il fatto che questo paese è ormai in grado di produrre pressoché tutto, e con un 50-70 per cento di sconto – è una realtà economica che non si può rifiutare. Cercare di sottrarsi alla concorrenza cinese è impossibile, perché serve anche a noi. Abbiamo smesso da tempo di fabbricare computer o telefonini. Chiudere alla Cina vorrebbe dire amputarci di una parte del nostro tenore di vita. Quello sconto cinese che per alcuni di noi è una minaccia, per altri rappresenta un guadagno (consumatori, imprese che delocalizzano). Il 59 per cento delle esportazioni “made in China” in realtà sono “nostre”, cioè fabbricate da multinazionali dei paesi ricchi. Certo i molti benefici che otteniamo senza neppure saperlo coesistono con i danni immediati e dolorosi per industrie e lavoratori spazzati via da una competizione massacrante. C'è poi anche un “effetto declassamento”, che accentua la nostra sindrome psicologica del declino. Ben presto, quel club dei paesi ricchi che è il G7 sembrerà un’anacronistica finzione. Le sorti dell’economia mondiale - le nostre – verranno negoziate più semplicemente all’interno di un G2, fra America e Cina. Vista da Pechino, l’Italia è una miniatura: la nostra popolazione è la metà di una provincia cinese come lo Henan o lo Shandong (che molti italiani non hanno mai sentito nominare). Per ignoranza, pigrizia, provincialismo, l’Italia ha perso terreno anche rispetto ad altri paesi europei; non ha visto arrivare il secolo cinese, e quando ha aperto gli occhi li ha richiusi subito, urlando di paura. Come se dalla Cina ci si dovesse, ci si potesse soltanto “difendere”.
Oltre all’ossessione del “made in China”, si individuano paure ben più legittime. A questo ritmo di sviluppo, tra vent’anni la Cina avrà 200 milioni di automobili. Già oggi lo smog cinese contamina l’atmosfera di tutta la Terra: polveri tossiche di Shanghai vengono rintracciate nell’aria che si respira in Europa e in America. Per soddisfare il bisogno di legname dell’economia cinese, ogni anno in Indonesia vengono distrutte foreste pari alle dimensioni della Svizzera. L’impatto sulle risorse naturali del pianeta è una delle incognite più gravi del nostro futuro.
Il regime politico di Pechino rappresenta un’altra seria ragione di preoccupazione. Se nei prossimi anni non avverranno cambiamenti profondi, siamo destinati ad avviarci verso una situazione inedita nella storia contemporanea: per la prima volta la più grande economia del pianeta non sarà governata da un sistema democratico. Chi oggi mal sopporta l’egemonia americana rischia di fare i conti, in un futuro molto vicino, con un’altra superpotenza in cui le decisioni vengono prese senza trasparenza, senza contropoteri interni, senza gli anticorpi di un’opposizione, di una stampa libera, di una magistratura indipendente. Gli attuali dirigenti cinesi ricorrono spesso all’espressione “ascesa pacifica” per descrivere in tono rassicurante la traiettoria del loro paese. Ma al di là della propaganda, non sappiamo che tipo di superpotenza si propone di essere la Cina. […].”
Federico Rampini
Il libro è del 2005 ma l’analisi è azzeccata. Anche in questa crisi economica mondiale la Cina è uno dei paesi che ha reagito meglio ricominciando a crescere. Rampini pone molte domande e analizza attentamente le criticità ma non dà risposte dirette. Da corrispondente di razza fa emergere la realtà della Cina contemporanea con i suoi punti di eccellenza e le sue miserie attraverso il racconto di fatti, situazioni, storie individuali e collettive che introducono il lettore a questo paese enorme che già condiziona e condizionerà sempre di più l’economia e la politica mondiale.
La settimana scorsa Barack Obama si è recato in visita in Cina e noi per l’occasione vogliamo riproporre questo libro attento, veramente ben documentato e lungimirante, a nostro avviso uno dei migliori di Federico Rampini. Tra l’altro è molto ben scritto e si legge molto velocemente. Dote non trascurabile per un saggio di oltre trecento pagine.
mercoledì 25 novembre 2009
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